venerdì 22 maggio 2015

LECTIO: Domenica di Pentecoste (B)

Lectio divina su Gv 15,26-27; 16,12-15


Invocare
O Padre, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo, e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo.
Per Cristo nostro Signore. Amen.

Leggere
15, 26 Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; 27 e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
16, 12 Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13 Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. 14 Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. 15 Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.

Silenzio meditativo: Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

Capire
Ci troviamo nel contesto dei discorsi di addio (Gv 13,31-14,31; 15,1-16,33) detti alla vigilia della festa e posto alla fine dell'ultima cena di Gesù. Qui l'evangelista ha raccolto una serie di insegnamenti di Gesù.
Nei discorsi di addio, abbiamo numerose indicazioni sul dono dello Spirito Santo e sull'opera che egli compie in particolare nei capitoli 14-16.
Nel contesto che la liturgia odierna offre, la pericope evangelica va letta in parallelo con le altre letture proposte: quella dal libro degli Atti degli Apostoli (2,1-11) e l'epistola di san Paolo (Gal 5,16-25), ricordando che la festa della Pentecoste ebraica e il riferimento al dono della legge sono importanti per comprendere l'indicazione dello Spirito come Legge nuova del cristiano.

Meditare
15, 26: Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me;
Il termine "Paráclito" (gr. paráklētos), viene usato dall'evangelista Giovanni e non vuol indicare la consolazione (paráklesis), esso è un termine giuridico che designa colui che è «chiamato accanto» (klētos = chiamato e para = vicino) ad un accusato per difenderlo e aiutarlo (lat. ad-vocatus). In 1 Gv 2,1 lo stesso titolo viene attribuito a Cristo Risorto: «Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto».
L'invio dello Spirito, ma a differenza di 14,16.26, è Gesù stesso a mandarlo, seppur dal Padre, che indica ad un tempo la provenienza dello Spirito e il luogo da dove Gesù lo invia.
Lo Spirito avrà una missione, nel mondo e presso i credenti,.e per questo motivo viene designato “spirito di verità”. Il vocabolo greco è alḗtheia che letteralmente significa "svelare qualcosa di nascosto", "ciò che non è più nascosto".
Questo Spirito renderà testimonianza. Il verbo testimoniare (martyrein), molto frequente in Giovanni, nel v. 26 fa la prima comparsa nei discorsi di addio. La testimonianza dello Spirito è rivolta direttamente al mondo, in favore di Gesù, come pure ai credenti, per sostenere il loro annuncio.
15, 27: e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
L’evangelista mette in parallelo la testimonianza divina con quella dei discepoli, con una piccola differenza accompagnata dalla motivazione: «perché siete stati con me fin dal principio»: il fondamento della testimonianza non è una conoscenza mistica, ma l'esperienza storica di Gesù, fin dall'inizio del suo ministero.
L’espressione “fin dal principio” non può avere un semplice significato cronologico, applicabile ad Andrea, Pietro, Filippo e Natanaele (1,35-51). Ogni discepolo, in qualunque epoca, è chiamato a rendere testimonianza a Gesù. Infatti, per rendere testimonianza bisogna accettare come norma tutta la vita di Gesù, fin dal principio, senza separare Gesù risuscitato dal Gesù terreno.
16, 12: Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
I discepoli non possono comprendere perché non hanno appieno la Pasqua di Gesù. Lo comprenderanno dopo, quando verrà il Paraclito.
16, 13: Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Anche lo Spirito è Maestro e Guida (cfr. Es 15,13; Is 49,10; Sal 24,5; Sap 18,3 per il tema di Dio che guida il suo popolo). Cosa significa? Non rivelerà un’altra verità ma Gesù stesso e la sua rivelazione. Egli di quanto avrà udito annuncerà e non solo ma anche le cose future. Il verbo usato «annunzierà» (anangéllō) proviene dalla tradizione apocalittica dove indica l'interpretazione delle visioni o la rivelazione dei misteri (cfr. Dn 2,2.4.7.9). Lo Spirito espleterà questa funzione mediante gli apostoli, che avranno una missione particolare nei riguardi della rivelazione storica di Gesù in quanto furono testimoni fin dall'inizio.  
Le cose future, annunciate dallo Spirito non sono predizioni, piuttosto la capacità di comprendere ed affrontare che avvenimenti futuri della storia della comunità dei credenti.
16, 14: Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Compito dello Spirito è la proposta continua alla comunità del messaggio di Gesù. Questa azione rende manifesto l’amore di Gesù (la gloria) ai suoi. Egli, infatti, comunicherà ai credenti ciò che è di Gesù, il suo patrimonio potremmo dire: ossia una conoscenza di Lui, ma anche la partecipazione alla sua stessa vita.
Lo Spirito spinge sempre al nuovo, sempre pronto a dare nuove risposte ai bisogni dell’umanità. In questa attività lo Spirito prende da Gesù (prenderà da quel che è mio) il messaggio e l’amore (la gloria) manifestati nella sua morte: lo ascolta in quanto messaggio, lo prende in quanto amore, per comunicarlo.
16, 15: Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà.
Ciò che Gesù possiede in comune con il Padre è in primo luogo la gloria (l’amore) che questi gli ha comunicato (1,14), in altre parole l’amore leale e fedele (la gloria), lo Spirito (1,32; cfr. 17,10). Questo non è una possessione statica ma dinamica in quanto vi è unione tra Padre e Figlio, comunicazione incessante e vicendevole, che fa sì che i due siano uno (10,30) e ne compenetra l’attività.
La rivelazione è dunque perfettamente una: avendo origine nel Padre e realizzandosi per mezzo del Figlio, si compie nello Spirito, per la gloria del Figlio e del Padre.

La Parola illumina la vita
Cristo è il contenuto della mia fede e del mio servizio di testimone?
Vivo una chiara scelta di testimonianza, per essere missionario della potenza salvifica di Dio?
Mi lascio guidare dallo Spirito per vivere meglio la mia missione di testimone?
Sono testimone integrale, completo, di tutte le parole di Gesù, di tutto ciò che Gesù ha vissuto, ha proclamato, ha consegnato ai suoi e non solo di alcuni aspetti a me più congeniali?

Pregare
Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore. (Sal 103)

Contemplare-agire

“Pentecoste è la festa della relazione perché Gesù ha inventato questo modo di comunicarci i germi di vita: donandoli li riceviamo. Non abbiamo che da credere alla verità che la vita ci è già donata in modo totale e che noi poco alla volta, secondo la capacità di portarla, ci apriamo ad accoglierla istante dopo istante” (Carla Sprinzeles).