domenica 10 maggio 2015

LECTIO: 6a Domenica di Pasqua (B)

Lectio divina su Gv 15,9-17



Invocare
O Dio, che ci hai amati per primo e ci hai donato il tuo Figlio, perché riceviamo la vita per mezzo di lui, fa' che nel tuo Spirito impariamo ad amarci gli uni agli altri come lui ci ha amati, fino a dare la vita per i fratelli.  
Per Cristo nostro Signore. Amen.

Leggere
9 Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10 Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11 Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. 14 Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi. 16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.

Silenzio meditativo: Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia.

Capire
Siamo sempre nel contesto del discorso di addio di Gesù ai suoi; la pericope segue immediatamente quella proposta domenica scorsa, i due testi hanno un legame molto stretto. Ritroviamo il tema del portare frutto e del rimanere in Gesù, come pure un rimando ai temi dei capitoli 13 e 14.
Amore e amicizia. Andare e portare frutto con gioia è la modalità del vivere il comandamento dell’amore in riferimento al Padre.
È il testamento spirituale di Gesù!

Meditare
v. 9: Come il Padre ha amato me, anch'io ho amato voi.Rimanete nel mio amore.
Il brano (o il versetto) si apre ricollegandosi al v. 8 citando il Padre. Questa citazione è una sottolineatura che vuole indicare il protagonista dell’amore.
Egli ha un grande amore per il Figlio e, lo stesso Figlio, per i suoi discepoli. Gesù rivela l'amore del Padre, che è da sempre, e il suo amore, che giunge a dare la vita (cfr. v. 13). L’azione del Padre è quella di un Dio a servizio degli uomini. Quanti lo accolgono e lo prolungano in servizio verso altri uomini dimorano in questa sfera d’amore.
Con la ripetizione dell'appello rimanete nel mio amore si fa più specifica e profonda la richiesta rispetto al rimanete in me del v. 4.
v. 10: Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Cos’è l’amore? Un usa e getta come lo intendiamo nell’attuale società. Sentimento o mistica? Gesù dell’amore sottolinea la comunione della volontà: Quasi a riprendere il versetto precedente, Gesù incita a restare uniti obbedendo ai suoi comandamenti: “vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34).
Quest’amore nell’unità deve essere pieno di atteggiamenti di misericordia, condivisione, perdono, aiuto … è la novità del Vangelo che conduce alla comunione (dimora) con Gesù e con il Padre.
Guardare Gesù, dimorare in lui è attingere alla fonte della comunione.
v. 11: Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
La parola “gioia” nella Bibbia appare 72 volte nel Nuovo Testamento e 225 volte nell’Antico Testamento e costituisce, quindi, un particolare richiamo per noi.
Nel linguaggio giovanneo è presente più volte (cfr. 3,29 per il Precursore; 14,28; 16.24; 17,13; 1Gv 1,4): è la gioia che viene dal compimento della salvezza. Gesù, che per la prima volta parla di gioia, la sperimenta perché ha compiuto l'opera che il Padre gli ha affidato, ed è questa gioia che egli dona a chi accoglie il suo amore.
v. 12: Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi.
Dalla gioia scaturisce un grande insegnamento: l’amore per gli altri. La gioia di sentirsi tanto amati da Gesù conduce il discepolo a mettersi a servizio degli altri per trasmettere la gioia che ha sperimentato.
Amatevi gli uni gli altri sottolinea Gesù e non genericamente ma secondo una ben precisa misura: "come io ho amato voi". Vale a dire, non a parole ma nei fatti, addirittura dando la mia vita per voi.
Giovanni nella sua Lettera scrive: “amare non a parole né con la lingua, ma nei fatti e in verità” (1Gv 3,18)
v. 13: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici.
L’espressione “dare la vita” non si riferisce soltanto al momento estremo in cui questa vita si perde
a favore degli altri, ma a tutta una esistenza volta al bene degli altri.
Il testo suggerisce che solo l'amore ha spinto Gesù a morire sulla croce; guardando all'amore dimostrato da Lui, sembra dire Giovanni, i credenti troveranno il coraggio per essere fedeli alla pratica dell'amore fraterno (cfr. 1Gv 3,16).
Gesù è Colui che conferma il suo dare la vita nell’essere pastore. Sottolinea l’evangelista: “se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano” (Gv 18,8) confermandosi il pastore che offre la vita per le pecore (10,11).
Lo stesso atteggiamento viene chiesto ai suoi discepoli: “Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli” (1Gv 3,16).
v. 14: Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando.
Qui Gesù definisce i suoi con “philoi”, “amici”, che nell'A.T. era riservato ad Abramo e a Mosé (cfr. Is 41,8; 2Cr 20,7; Es 33,11); la tradizione sapienziale ne aveva però esteso il senso (cfr. Sap 7,27s e Sal 25,14). In questo versetto si vuole sottolineare che chi crede e ama, secondo il suo comando, diviene amico di Gesù. La relazione di amicizia è condizionata dalla pratica del messaggio di Gesù riformulato e condensato nell’unico comandamento dell’amore.
v. 15: Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi.
Gesù non ha bisogno di servi, ma di amici perché vuole condividere pienamente la sua azione, la sua comunione col Padre.
Fin dal momento in cui Gesù ha invitato i primi discepoli a seguirlo (venite e vedrete – 1,39) ha eliminato ogni distanza tra lui e i suoi discepoli e tra il Padre e i suoi seguaci (Lazzaro è amico di Gesù – 11,11).
"Amico: parola dolce, musica per il cuore dell'uomo. Un Dio che da signore e re si fa amico, e teneramente appoggia la sua guancia a quella dell'amato. Nell'amicizia non c'è un superiore e un inferiore, ma l'incontro di due libertà che si liberano a vicenda" (Emers Ronchi).
v. 16: Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga;
Fin dall’inizio Dio sceglie. Sceglie in maniera gratuita Israele (cfr. Dt 7,7-8). Anche Gesù sceglie un nuovo popolo attraverso i dodici e li chiama amici e desidera che essi siano uno con lui.
Ma ci sta un particolare. Come Dio nell’AT sceglie Israele offrendo la sua salvezza a tutte le genti (cfr. Is 2,2s; 43,9-12; 55,4s; Sal 87), così Gesù sceglie i suoi (tutti i discepoli non solo gli apostoli) perché portino frutto (ripresa del v. 2 di questo capitolo 15).
La sottolineatura che il frutto è condizionato dall’andare. È un’attività dinamica, sottolineata dal verbo "andare", perchè i discepoli producano un frutto d’amore (“non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi… noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo” – 1Gv 4,10.19).
Non è un rimanere statici, rimanere fermi ad attendere che gli altri vengano da noi, ma è ‘andare’. E dove bisogna andare? Seguire Gesù che si dirige verso gli esclusi da Dio.
La scelta dei discepoli è tutta finalizzata all’andare e portare frutto.
perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda.
Chiedere nel nome di qualcuno sta a significare una somiglianza. Ciò significa che il comandamento dell’amore va vissuto in rappresentanza, somiglianza di Gesù. E non solo, lo favorisce sempre più. Inoltre, è garanzia che quanto viene richiesto verrà concesso, perché il Padre mette a disposizione del Figlio e dei figli la sua forza d’amare.
v. 17: Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri.
Riprende il tema dell’amore legandolo a quel chiedere. Ecco che cosa chiedere al Padre nel nome del Figlio: il suo stesso amore per i fratelli. Oltre questo amore non c’è più nulla, se non l’amore perché Dio è amore (1Gv4.8.16) e «chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in Lui» (1Gv4,16b).

La Parola illumina la vita
Al centro della mia vita ho messo l’amore, oppure la tensione ad avere, a possedere, a consumare beni, la carriera...?
Ho avuto occasione di sperimentare personalmente la gioia di Gesù?
Quali sono, per me, le condizioni per essere abitato/a dalla gioia di Gesù? Sono disposto/a a giocarmi la vita su questa gioia?
Mi sento amico/a di Gesù? Oppure il mio atteggiamento si ferma ad osservare vivendo nell’individualismo?
Vivo il mio amore per gli altri somigliando a Gesù? Oppure vivo l’amore basato su un sentimento che oggi ci sta e domani non più?

Pregare
Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d’Israele.

Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! (Sal 97).

Contemplare-agire

“Questa è la Via, questo è il cammino da percorrere indicatoci dal Signore: amarci tra di noi come Lui ci ha amato. Via le liti, gli interessi personali; via le bramosie, via le tenebre. Spogliamoci da tutto ciò che ci impedisce di percorrere questa via” (da Imitazione di Cristo).