mercoledì 2 febbraio 2011

Lectio divina su Mt 5,13-16

V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO / A

Lectio divina su Mt 5,13-16

Il giusto risplende come luce


Invocare
O Dio, O Dio, che nella follia della croce manifesti quanto è distante la tua sapienza dalla logica del mondo, donaci il vero spirito del Vangelo, perché ardenti nella fede e instancabili nella carità diventiamo luce e sale della terra. Amen.

Leggere
13 «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
14 Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15 né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».

Un momento di silenzio meditativo perché la Parola possa entrare in noi e illuminare la nostra vita.

Passi utili alla meditazione
Gv 1,9; 3,21; 8,12; 9,1-7.10-13.16.34-39; Gb 6,6; Bar 6,27; Lv 2,13; Mc 4,21-22; 9,50; Sal 119,105; 1Gv 2,8-11; Fil 2,14-16; Ap 21,24; Lc 8,16; Ef 5,8-9.13; 1Cor 10,31; 1Pt 2,12

Capire
Dopo proclamate le beatitudini, nel suo «discorso della montagna» il Signore prosegue nel definire direttamente quelli che vogliono essere suoi fedeli, con due appellativi, di cui almeno il primo è abbastanza problematico: «sale della terra» e «luce del mondo».
La difficoltà del simbolismo del sale è un primo ostacolo alla giusta comprensione del detto di Gesù; le esperienze di ognuno possono far variare l'opinione che si ha di questo minerale. Prima dell'avvento del frigorifero il sale era considerato un ottimo conservante; è usato per dare sapore ai cibi; gli antichi contadini e nomadi palestinesi nelle vicinanze del mar Morto lo usavano per riscaldarsi a causa della sua combinazione col bitume; per noi moderni (ma già per gli antichi, Esdra (4,14) chiama i funzionari persiani «coloro che mangiano il sale della reggia») indica lo strumento economico della sopravvivenza, «il salario»; molto noto il riferimento del «sale della sapienza», un rito che si era introdotto nel battesimo proveniente dalla superstizione della cultura dei barbari del primo medioevo, ma del tutto sconosciuto al complesso delle Chiese antiche.
Il testo del vangelo mette in evidenza che la continuità e la visibilità di chi opera per il regno di Dio sono ben sottolineate dalle immagini del sale e della lucerna, che non possono mai venir meno alla loro funzione (dare sapore e fare luce). Gesù dunque affida un compito ai discepoli: la terra ha bisogno di sapore e io oggi vi costituisco come sale della terra!

Meditare
v. 13: Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Viene usata la forma grammaticale alla seconda persona plurale, quasi a riprendere il discorso di 5,11-12. Gesù definisce i suoi discepoli come il sale per la terra, sale destinato perciò ad esercitare una funzione sulla terra, sugli uomini. Nello stesso tempo da’ un monito a tenere sapore, a non essere scadenti o già scaduti si rischia di essere insignificanti per tutti. L’evangelista Marco ci aiuta a comprendere la funzione che sta qui: “Ognuno infatti sarà salato con il fuoco. Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri” (9,49-50). Abbiamo in queste parole un contenuto sacrificale che rimanda a Lv 2,13.
La triplice insistenza sul sale, e la precisazione di «salare con sale» mostra che il sacrificio d'offerta, «memoriale sull'altare, sacrificio di aroma soave al Signore» (Lv 2,2b), il santo dei santi tra i sacrifici del Signore (Lv 2,3b), deve essere preparato compiutamente, ben condito e ben cotto, per essere vero sacrificio a cui si partecipa prima spiritualmente, e poi nel convito come segno di comunione.
Ogni discepolo deve prepararsi ad essere, con il Signore, questo sacrificio di aroma soave per il Dio dell'alleanza, redenzione della terra e comunione tra gli uomini. Se il sale non esplica tale funzione sacrificale, non avrà nessuna rivalutazione «da fuori ». Occorre avere questo sale sacrificale dentro il cuore, ed allora il sacrificio spirituale sarà pace sulla terra.
C’è quindi una dimensione di responsabilità e consapevolezza vocazionale nella vita del credente. Egli deve misurare la sua vita, il senso delle cose che fa, non solo in riferimento a sé, ma in riferimento al mondo intero con gli occhi di Dio.
vv. 14-15: Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Oltre l’immagine del sale Gesù si serve anche dell’immagine della luce, un’altra realtà con un servizio ben specifico. Lo sfondo è Is 2,2-5. L'immagine della luce fa parte dell'invito rivolto a Israele: «Casa di Giacobbe, vieni, camminiamo nella luce del Signore» (2,5). In Is 42,6; 49,6 Israele è chiamato ad essere una «luce per le nazioni». Paolo riprende questo tema della vocazione di Israele in Rm 2,19 («luce di coloro che sono nelle tenebre»).
Ancora un messaggio per i discepoli: “Voi siete la luce del mondo”. Come? Siamo luce del mondo non perché produciamo una qualche luce ma perché siamo illuminati da Gesù. Quindi ogni discepolo è luce con tutta la sua povertà e debolezza. Egli è colui che deve essere in grado di trasmettere una luce autentica che permetta al mondo di orientarsi e dirigersi. Se la nostra vita è stata illuminata ciò non è solo in vista di noi e del nostro cammino, ma in vista del cammino di tutti: illuminati dalla luce che è Gesù dobbiamo a nostra volta diventare luce per gli altri.
Il senso della missione è questo: non si tratta di un “lavaggio del cervello”, non è lo stile di Gesù; si tratta di lasciare vedere agli altri quella luce che noi stessi abbiamo intravisto perché anche gli altri ne possano godere come noi. L’incontro tra Saulo e Anania ci è di esempio (cfr. At 9,1-19). Tutto questo si fa con le parole, ma accompagnandole con un’esistenza che tragga il suo orientamento dalla luce di Gesù.
Il Salmista ci ricorda che la Parola del Signore è lampada sul nostro cammino (Sal 119,105). Se la nostra vita si lascia illuminare effettivamente dal Vangelo e custodisce la fedeltà al Vangelo anche in mezzo ai condizionamenti del mondo, essa diventa immediatamente testimonianza alla luce.
Per far capire queste parole, Gesù usa il paragone del moggio (recipiente per misurare il grano, usato anche come mensola). La luce è posta in alto affinché risplenda in tutta la casa (cfr. Mc 4,21; Lc 8,16; 11,33).
Questa espressione è facilmente comprensibile se facciamo riferimento alle usanze del tempo di Gesù: la fiamma allora si otteneva dai grassi, e spegnere con un soffio una di quelle lampade voleva dire riempire la stanza d'un puzzo insopportabile.
Per questo si usava mettere un moggio o un altro recipiente che fosse a portata di mano sulla fiamma, ottenendo che si spegnesse per mancanza di ossigeno senza mandare cattivo odore.
Cristo dice semplicemente che la luce non dev'essere spenta, ma deve illuminare sempre. Deve essere come il faro posto nelle vicinanze del porto che illumina la rotta.
v. 16: Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli. Il versetto finale di questa pericope racchiude le motivazioni che il Signore dà di questa funzione: tale luce deve sfolgorare davanti agli uomini come esempio efficace (cfr. Rm 14,18; Fil 2,15; Fm 6; Ef 5,8-9; 1 Pt 2.12).
I discepoli non vivono per sé, autosufficienti, in un angolo del mondo, bensì in pubblico, visibili e accessibili agli uomini.
Il testo presuppone una trasformazione della vita cristiana che possa essere in grado di convincere la gente. I discepoli come figli portano così altri figli al Padre, ma seguendo sempre il Figlio Unico. Un vangelo vissuto si esplica nella collettività. Tutto ciò che riguarda la terra, riguarda innanzitutto la coerenza con cui i cristiani vivono la loro presenza nel mondo; ogni terra deve poter contare sul sapore dei discepoli, sul sapore della Chiesa. I discepoli, la Chiesa sono visibili, non nascosti.

Il Vangelo nel pensiero dei Padri della Chiesa
Come la Parola vuole che siano I cristiani, quali discepoli del Cristo: modellati solo su ciò che vedono in lui o che da lui odono. Come luce del mondo, in modo da non ammettere il male e da illuminare coloro che ad essi si accostano affinché conoscano la verità, e divengano ciò che devono essere o mostrino ciò che sono. Come sale in terra, cosicché quanti hanno comunione con loro siano rinnovati nello spirito per diventare incorruttibili (Basilio il Grande, Morali 80,1.9s).

Risplenda di opere buone la nostra lampada e illumini il cammino che dalla notte di questo mondo porta alla luce dello splendore eterno (Cipriano, L’unità della Chiesa cattolica).

Risplendano le vostre opere davanti agli uomini, perché vedano le buone azioni vostre e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli (Mt 5,16). Non dunque “perché siate visti da loro”, con l’intenzione di convertirli a voi, perché se siete qualcosa non lo siete da voi; ma “perché glorifichino il Padre vostro che è nei cieli”, convertendosi al quale diventino quello che voi siete (Agostino, La città di Dio, 5,13-16).

Quanto dispiacere provo giustamente quando ricordo che nei giorni festivi le assemblee erano simili alle vaste estensioni del mare e che invece ora non si vede qui riunita neppure una minima parte di quella moltitudine! Dove sono in questo momento coloro che nelle solennità sono causa per noi di tanta tristezza? Ne sento la mancanza e mi affliggo per causa loro al pensiero che moltissimi di quelli che erano sulla via della salvezza vanno in perdizione. Quale grande perdita di fratelli dobbiamo subire,quanto esiguo diventa il numero di coloro che conseguono la salvezza;così che la parte più considerevole della Chiesa assume l'aspetto di un corpo morto e inerte.
E che cosa c'entriamo noi? dirà qualcuno. Vi riguarda invece moltissimo, perché non ve ne curate, non li esortate, non li aiutate con il vostro consiglio, non riuscite ad attirarli e quasi a costringerli a venire, e non li richiamate che con grande negligenza. Cristo infatti,quando ci chiamò sale e lievito e luce, volle dimostrare che non dobbiamo essere utili solo a noi stessi, ma a molti altri. Quegli elementi in realtà servono e recano vantaggio agli altri: la lampada non risplende per se stessa, ma per coloro che sono nelle tenebre;e tu sei lampada non per godere da solo della luce, ma per ricondurre chi è smarrito. A che giova la lampada quando non fa luce a chi è nelle tenebre? E a che serve esser cristiano se non si converte nessuno alla virtù?
Allo stesso modo, il sale non purifica soltanto se stesso, ma arresta la corruzione dei corpi e non permette che si dissolvano e periscano. Così anche tu: dal momento che Dio ti ha reso sale spirituale, raccogli e riunisci le membra corrotte, cioè i fratelli negligenti, come pure coloro che si affaticano continuamente in lavori meccanici, di modo che, liberati dall'accidia dello spirito come da una piaga cancrenosa, possano entrare a far parte del corpo della Chiesa. Per questo ti ha definito lievito: esso, benché piccolo, non fermenta se stesso ma tutta la massa, per quanto ingente e immensa.
Così anche voi, benché pochi di numero, siate molti e potenti per la fede e l'amore verso il culto di Dio.
Come infatti il lievito non è inerte a causa della sua piccolezza, ma per il calore insito nella sua natura e in forza delle sue proprietà ha il sopravvento sulla massa, così anche voi, se volete, potete ricondurre un numero ben più grande allo stesso fervore e allo stesso amore (Giovanni Crisostomo, vescovo, «Omelie su alcuni passi del Nuovo Testamento»).

"Voi siete il sale della terra" (Mt 5,13). Con tali parole egli mostra che era necessario dar loro quei grandi precetti. Dice, in sostanza, che non soltanto per la loro vita personale, ma anche per la salvezza di tutti gli uomini quell`insegnamento verrà affidato a loro. Io non vi mando - sembra dire - come un tempo furono mandati i profeti a due città, o a dieci, o a venti, o a un popolo in particolare, ma vi invio alla terra, al mare, al mondo intero, a questo mondo che vive nella corruzione. Dicendo: «Voi siete il sale della terra», fa capire che la sostanza degli uomini è stata resa insipida e corrotta dai peccati. Per questo egli esige soprattutto dai suoi apostoli quelle virtù che sono necessarie e utili per convertire molti.
Quando un uomo è mansueto, umile, misericordioso e giusto, non tiene chiuse in sé simili virtù, ma fa sì che queste eccellenti sorgenti, scaturite dalla sua anima, si diffondano a vantaggio degli altri uomini.
Inoltre chi ha il cuore puro, chi è pacifico, chi subisce persecuzioni a causa della verità, pone la sua vita per il bene di tutti. Non crediate, dunque - è come se dicesse Gesù -, che io vi trascini a battaglie occasionali e che sia per ragioni di poco conto che io vi «il sale della terra» . Ma perché allora? Essi hanno forse guarito ciò che era corrotto e putrefatto? No, non è questo che hanno fatto gli apostoli. Il sale non può rimediare alla putrefazione. Gli apostoli, ripeto, non hanno fatto questo. Ma quando la grazia di Dio avrà essi si dimostreranno veramente il «sale della terra», mantenendo e conservando gli uomini in questa nuova vita che hanno ricevuta da Dio. E` opera di Cristo liberare gli uomini dalla corruzione del peccato, ma tocca agli apostoli, con la loro sollecitudine e con i loro sforzi, impedire ad essi di ricadere in quello stato di corruzione. Osservate come, a poco a poco, Gesù manifesta che gli apostoli sono al di sopra dei profeti. Egli non li chiama soltanto dottori della Palestina, ma maestri di «tutta la terra» e maestri severi e terribili. E ciò che è degno di ammirazione è il fatto che essi, senza adulare e senza compiacere gli uomini, ma, al contrario, comportandosi come fa il sale, si sono fatti amare da tutti. Non stupitevi, quindi, - sembra continuare Gesù, - se, tralasciando gli altri, mi rivolgo in particolare a voi e vi trascino in così grandi rischi. Considerate quante e quali sono le città, i popoli e le genti a cui sto per inviarvi. Perciò, non voglio che vi limitiate ad essere prudenti e sapienti, ma voglio che facciate anche gli altri simili a voi. Quanto devono essere saggi coloro dai quali dipende la salvezza degli altri! Occorre loro una virtù sovrabbondante, in modo da parteciparne i vantaggi anche agli altri uomini. Ebbene se voi non avrete abbastanza virtù per comunicarla anche agli altri, - sembra concludere Gesù, - non ne avrete neppure abbastanza per voi stessi. Non lamentatevi, quindi, quasi fosse troppo duro e difficile quanto vi chiedo. Agli altri, infatti, che si trovano nell`errore, sarà possibile la conversione per mezzo vostro. Ma se voi perderete il vostro vigore, perderete voi stessi e gli altri con voi. Quanto più sono importanti i compiti che vi vengono affidati, tanto più dovete dedicarvi agli altri con zelo. Per questo Gesù dice le parole seguenti: "Ma se il sale diviene insipido, con che gli si renderà il sapore? A null`altro più è buono che ad essere buttato via perchè sia calpestato dagli uomini" (Mt 5,13).
Quando gli altri uomini ricadranno in mille colpe, essi potranno ottenerne il perdono. Ma se il maestro stesso diventa colpevole, niente potrà scusarlo e la sua colpa sarà punita con estrema giustizia. Nel timore che gli apostoli, sentendo dire che il mondo li avrebbe coperti di ingiurie che li avrebbe perseguitati e che avrebbe detto di loro tutto il male possibile avessero avuto paura di farsi avanti e di mettersi in mezzo a parlare alla gente, Gesù dichiarò apertamente che, se essi non erano pronti ad affrontare questo, invano li aveva scelti. Voi non dovete temere - sembra dire - di essere calunniati; dovete piuttosto temere di apparire adulatori, perché allora diverreste un sale insipido, «a null`altro buono che ad essere buttato via, perché sia calpestato dagli uomini». Ma, se voi conservate tutta la vostra sapidità di fronte alla corruzione, e se allora la gente dirà male di voi, rallegratevi perchè questo è l`effetto che fa il sale, che morde e punge le piaghe. Le maledizioni degli uomini vi seguiranno inevitabilmente; ma, lungi dal procurarvi del male, esse testimonieranno la vostra fermezza. Se, invece, il timore delle calunnie vi farà perdere il vigore che vi è indispensabile, allora patirete conseguenze ben peggiori e sarete coperti dalle ingiurie e dal disprezzo di tutti: questo significano le parole «calpestato dagli uomini».
Subito dopo il Salvatore passa a un paragone ancor più elevato: "Voi siete la luce del mondo" (Mt 5,14), - egli dice. Non li chiama soltanto luce di una gente o di venti città, ma «luce del mondo», di tutta la terra, e luce intellegibile, più splendente dei raggi del sole, come anche il sale, di cui ha appena parlato, è un sale del tutto spirituale. Parla dapprima del sale, e dopo della luce, per mostrare quale vantaggio proviene da parole aspre come il sale e quale utile effetto deriva da una dottrina severa, che consolida le anime e non permette che si rilassino e si corrompano, ma le eleva e le conduce come per mano sulla strada della virtù. "Non può una città che sia posta sopra un monte restar nascosta; né si accende una lucerna per porla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere e così essa fa lume a quanti sono in casa" (Mt 5,14-15).
Gesù Cristo stimola ancora una volta con queste parole i suoi apostoli a vigilare sulla loro condotta, avvertendoli di stare sempre sul chi vive, poiché sono esposti agli occhi di tutti gli uomini e combattono in un`arena elevata nel mezzo della terra. Non fermatevi - egli dice - a considerare dove noi ora ci troviamo seduti e che noi, qui, siamo in un piccolo angolo del mondo. Voi sarete al cospetto di tutti gli uomini, così come lo è una città posta in cima a una montagna o una lampada che splenda su un candelabro in una casa... "Risplenda allo stesso modo la vostra luce agli occhi degli uomini, affinché vedendo le vostre buone opere diano gloria al Padre vostro che è nei cieli (Mt 5,16). Io, infatti, - sembra dire Gesù, - ho acceso la luce perché essa continui ad ardere; voi dovete essere vigilanti e pieni di zelo non solo per voi, ma anche per quelli che hanno ottenuto questa stessa legge e sono stati condotti alla verità. Le calunnie non potranno oscurare il vostro splendore, se voi vivrete con perfezione e in modo da convertire tutti gli uomini. La vostra vita sia degna della grazia e della verità che avete ricevuto: e, come questa va predicata ovunque, così anche la vostra vita vada di pari passo con essa. Ma, oltre la salvezza degli uomini, Gesù mette in risalto un altro effetto, valido a mantenerli vigilanti nel combattimento e a stimolarne tutto lo zelo. Non solo, infatti, convertirete tutto il mondo -egli aggiunge - vivendo in questo modo nuovo, ma procurerete la gloria di Dio. Se invece voi agirete diversamente, sarete colpevoli della perdizione degli uomini e del fatto che il nome di Dio sarà disonorato dai bestemmiatori. (Giovanni Crisostomo, In Matth. 15, 6 s.)

Alcune domande per la riflessione personale e il confronto
Ancora oggi si rinnovano le parole di Gesù: "voi siete il sale della terra, la luce..", quale riflesso di Dio la mia vita fa vedere?
Quale senso delle cose, di Dio Amore faccio assaporare a quanti incontro?
Sono davvero capace di opere di bene?

Pregare
Mettiamoci dinanzi alla Parola lasciandoci illuminare da Essa. Facciamo in modo che la sua Luce entri nel nostro cuore per riscoprire il nostro cammino guidati da Cristo Luce di verità (Dal Salmo 111):

Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini retti:
misericordioso, pietoso e giusto.
Felice l’uomo pietoso che dà in prestito,
amministra i suoi beni con giustizia.
Egli non vacillerà in eterno:
eterno sarà il ricordo del giusto.
Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore.
Sicuro è il suo cuore, non teme,
egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria.

Contemplare-agire
San Giacomo paragona la Parola di Dio come un guardarsi nello specchio per poi metterla in pratica. Edith Stein invita: "Tu devi essere come un vetro, attraverso il quale la luce dell'amore di Dio discende sul mondo. Il vetro non può essere opaco o sporco, altrimenti ostacoli la luce".