giovedì 15 luglio 2010

Lectio divina su Lc 10,38-42

XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (anno C)
Chi teme il Signore, abiterà nella sua tenda
Lectio divina su Lc 10,38-42


Invocare
Vieni, Spirito Santo, donaci di comprendere che questa Parola che ascolteremo, parla direttamente alla nostra vita, che ci rivela il progetto di amore che Dio nutre per ciascuno di noi.Vieni, e apri le orecchie del nostro cuore perché ascoltando la Parola possiamo imparare ad essere davvero discepoli di Gesù, e a scegliere, senza paura, quello che il Vangelo ci chiede.Vieni, e aiutaci a far entrare con forza questa Parola nella nostra esistenza, perché la trasformi, la renda bella, e tutti possano vedere che anche noi abbiamo incontrato il Signore Gesù che ci ha cambiato la vita. Amen.

Leggere
In quel tempo, 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Un momento di silenzio meditativo perché la Parola possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.

Capire
Continuiamo il nostro cammino con Gesù verso Gerusalemme. È un viaggio diverso dai nostri; non siamo noi infatti a stabilire la meta e neppure l'itinerario. Non siamo noi i maestri e i pastori di noi stessi, come abitualmente siamo spinti a fare. Il cammino da fare è quello del discepolo.
In questo cammino, Gesù passa per un villaggio dove è accolto da Marta nella sua casa.
In questa casa, Egli mette al primo posto l’atteggiamento di Maria. Questo vuole dire che il primo atteggiamento necessario per il discepolato non è “fare”, ma “ascoltare”. Il discepolato non è il risultato di un nostro sforzo, di un impegno per costruire qualche cosa di grande. Il discepolato è per noi prima di tutto accogliere il Signore nella nostra vita. Accoglierlo come Signore, perché solo in questo modo la nostra vita viene unificata intorno al rapporto e all’obbedienza a Lui.
In questo viaggio, è il Signore che sta davanti a noi; è lui che guida i nostri passi, perché possiamo raggiungere la statura spirituale alla quale siamo chiamati. Questo piccolo ma incisivo racconto è proprio del terzo evangelista. Si trova immediatamente dopo quello che abbiamo condiviso la settimana scorsa: il Buon Samaritano.
La correlazione tra i due racconti nel Vangelo di Luca non è casuale. Ha come finalità di presentarci in un “perfetto equilibrio” due realtà basilari della vita del cristiano: l’azione e la contemplazione, la pastorale e la spiritualità, l’impegno e la preghiera. Senza escludersi, ognuno dei racconti, accentua un aspetto. Se rimaniamo con uno solo, il Buon Samaritano ol’atteggiamento di Maria sorella di Marta, potremmo correre il pericolo di limitare o incluso negare qualcuna delle dimensioni della vita del discepolo.Perciò è importante leggere il racconto odierno alla luce dell’anteriore. Rispettando così il “criterio di unità” di tutta la Scrittura che ci insegna il Concilio Vaticano II per poter interpretare correttamente tutto il testo biblico.
Passi utili alla meditazione
Gv 2,1-4; 11,17-20.31-32; 12,47-50; 14,23; Mc 3,11; 5,1-2.6-8.22-23 Mc 7,25; Mt 15,29-31; Lc 5,5.12; 7,36-38; 12,31; 17,15-17; 8,21.35.46-47; At 6,2; 16,25-31; Gc 1,25; Dt 6,3.

Meditare
v. 38: Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Gesù era in cammino, un cammino il cui scopo è principalmente lo spargimento del seme della sua parola, per annunciare la quale non ha esitato a lasciare Cafarnao (cfr. Lc 4,43), consapevole che in questa parola c'è più salvezza che nei suoi interventi miracolosi.L’evangelista Luca non sempre dice dove sta passando Gesù, ma più volte dice che Gesù è in cammino (Lc 9,51.53.57; 10,1.38; 11,1; 13,22.33; 14,25; 17,11; 18,31.35; 19,1.11.28.29.41.45; 20,1). In questo cammino, Gesù accoglie l’invito di una donna. Questo suo fermarsi in una casa a Betania fa parte della sua realizzazione della missione: svolgere la sua missione di Servo, annunciata da Isaia (Is 53,2-10; 61,1-2) ed assunta da Gesù a Nazaret (Lc 4,16-21).
C'è un'accoglienza da operare per l'illustre ospite che, dal vangelo di Giovanni, sappiamo essere molto caro alle due donne e al loro fratello.C'è da rendere il riposo del divino viandante degno, la sua vita di questo giorno più vivibile, lieta, affinché la ripresa della via riesca più facile ed alacre, affinché il suo ministero non risenta troppo della fatica, ma anche perché mantenga un buon ricordo della casa che lo ha accolto, delle persone che ha incontrato.
v. 39: Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Quando Gesù entra in una casa, si dice il nome di coloro che sono in casa: c’è Marta e c’è Maria. Lo si può legare a quella Chiesa che vive la dimensione capillare del suo essere, che permette che le persone si conoscano per nome.In Maria si manifesta quello che è l’atteggiamento più consono alla presenza di Gesù. La presenza di Gesù porta Maria a tenere nei confronti di Gesù l’atteggiamento del discepolo. Lei si siede ai piedi di Gesù per ascoltare la sua parola.
Il sedersi ai piedi di Gesù e ascoltare la sua parola dichiara la volontà di Maria di dare risalto a Gesù stesso. Il sedersi ai piedi e ascoltare la parola sono i gesti del servizio. Maria non fa niente, guarda e ascolta il Signore. Certamente non si può vivere di ascolto, prima o poi dovrà anche alzarsi e servire; ma l’inizio, l’origine, la sorgente, è lì nell’ascolto ai piedi del Signore. Perché l’identità del discepolo è un dono che ci viene fatto da Lui; dalla premura, dall’attenzione, dall’amore con cui ci viene incontro. Ascoltare è la base, l’inizio e il fondamento, e da questa parola deve nascere tutto il resto, tutta la vita cristiana. Nella vita dell’uomo e nella vita del cristiano, ricevere è più radicale che dare.
L’uomo è chiamato a dare ma prima deve ricevere. La vita incomincia con il ricevere non con il dare. La vita incomincia con il ricevere quello che vale per la vita fisica umana, perché vale per la vita di fede cristiana. Si tratta di ricevere per dare e di ascoltare per potere dire. È giusto e fondamentale che io dica, ma per dire devo avere ascoltato. Quindi, all’inizio ci sta l’ascolto: una parola di Dio che plasma la comunità cristiana, che le dà i lineamenti fondamentali, la regola di crescita. La comunità cristiana cresce secondo una regola che è scritta nella parola di Dio.
v. 40: Marta invece era distolta per i molti servizi… «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Servire è sempre un essere lasciati soli, perché la croce è sempre un essere lasciati soli. Anzi, tanto più si è soli, tanto più si è in comunione. Marta non coglie, nel suo essere lasciata sola, come di fatto il suo servizio è il servizio della croce.
La chiave del discorso non sta tanto nella frase che Gesù dice a Marta, quanto piuttosto a ciò che la provoca. Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciato sola a servire? Perché questa è una frase importante? Gesù non dice: “smettila di servire”. Gesù piuttosto dice: “vivi il servizio come vivi lo stare ai miei piedi”. L’evangelista però sottolinea che Marta questo non lo comprese e la descrive in un’azione di pretesa, di un mettersi al di sopra di tutto: Allora si fece avanti . Questo non è il servizio che ci è chiesto. Il servizio che ci è chiesto è il servizio vissuto come ascolto. Il servizio induce all’ascolto e nasce dall’ascolto. Si tratta di fare tante cose come chi sta ai piedi del Signore. Non si tratta di non fare le cose, ma di fare con quella condizione di chi sta ai piedi, riconoscendo che in ogni servizio la cosa migliore non è quello che facciamo noi, ma è quello che fa lui, cioè l’ascolto di Lui.
v. 41: Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose. Gesù chiamando per nome Marta, le rivolge un dolce rimprovero. È un rimprovero soavissimo in cui combattono dolcezza e verità, la dolcezza di ascoltare per ben due volte il proprio nome sulla bocca del Maestro e la verità di sentirsi scrutata, nel profondo del cuore, dal suo sguardo interiore. Un rimprovero per un confronto quasi inevitabile nel consesso umano, tra chi si adopera e chi invece gode nel riposo, tra chi si sforza di servire e chi invece si "perde" nel contemplare, tra chi produce ricchezza e chi invece la consuma così, semplicemente.
Un rimprovero a chi vorrebbe tacciare il maestro di dimenticanza nei confronti di chi si sta adoperando ed affaticando a fronte di chi, al contrario, sta fruendo della presenza; di chi accoglie preparando, a fronte di chi accoglie raccolta ai piedi.
v. 42: una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta. Alla fine di questo nostro brano troviamo una lode a Maria. Ella è lodata per aver scelto la parte migliore, la parte buona, una metafora per indicare il Signore stesso, che personalmente vi visita e ci si rivela nell’intimità. Maria è colei che seduta ai piedi del Dio pellegrino, è tipo di quanti sanno contemperare i “molti servizi” della vita con l’unica cosa di cui c’è bisogno: questa consiste nel non voler precedere il Signore, nell’ascoltare prima di agire, nell’accettare di essere serviti prima di servire.C’è la definitività di un dono. Questa parte che Maria si è scelta se la dovrà tenere e non le sarà tolta. È una garanzia, ma non necessariamente una garanzia di successo: a volte il Signore diventa ingombrante nella vita. Questa dimensione che Maria vive è la parte di un tutto: Maria si è scelta la parte migliore. Non c’è mai nessuno che, ascoltando o servendo, non sia parte di un tutto che è la Chiesa.

Il Vangelo nel pensiero dei Padri della Chiesa
In principio era il Verbo, e il Verbo era con Dio e il verbo era Dio: ecco chi era colui che Maria ascoltava. Il Verbo si fece carne ed abitò in mezzo a noi: ecco chi era colui che Marta serviva. Maria dunque ha scelto la parte migliore che non le verrà tolta. Ha scelto infatti ciò che durerà in eterno; ecco perché non le verrà tolto. Ha voluto occuparsi di una sola cosa; già possedeva il suo bene: per me il mio bene è star unita a Dio (Sal 72.28). Stava seduta ai piedi del nostro capo; quanto più in basso sedeva, tanto più riceveva. Poiché l’acqua affluisce verso la bassura delle con-valli, ma scorre via dalle alture dei colli. Il Signore non biasimò dunque l’azione, ma distinse la due occupazioni. Sei occupata- dice- in molte cose, mentre una sola è necessaria. È questa la cosa che Maria si è già scelta. Passa la fatica della molteplicità, ma rimane la carità dell’unità. Ciò che dunque ha scelto Maria non le sarà tolto. A te al contrario, ciò che hai scelto- questa è la conclusione che naturalmente ne consegue ed è certo sottintesa- ciò che hai scelto ti sarà tolto, ma per il tuo bene, perché ti sia dato ciò che è meglio. A te infatti verrà tolta la tribolazione per darti il riposo. Tu sei ancora in viaggio sul mare, essa è già nel porto (Agostino, Disc. 104.3).

Una sola cosa è necessaria: e il beato Davide, definendo quest’unica cosa necessaria all’uomo, desidera stare strettamente attaccato a Dio, dicendo: Il mio bene è stare vicino a Dio, nel Signore ho posto la mia speranza; e altrove: Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la volontà del Signore e visitare il suo tempio santo. L’unica e sola cosa dunque è la contemplazione di Dio, di cui a ragione si considerano inferiori tutti i meriti della giustizia e tutti gli sforzi della virtù. (...) La vita attiva termina col corpo. Chi infatti darà il pane all’affamato nella patria eterna, dove nessuno ha fame? Chi darà da bere all’assetato, dove nessuno ha sete? Chi seppellirà i morti dove nessuno muore? Insieme al mondo presente dunque viene tolta la vita attiva, mentre quella contemplativa comincia qui per compiersi nella patria celeste, poiché il fuoco dell’amore che comincia a bruciare qui si accende ancora di più nell’amore quando ha contemplato la persona colui che ama (Beda, Comm. a Lc 3).

Alcune domande per la riflessione personale e il confronto
Continuo a camminare, ad andare a vanti, come discepolo di Gesù?
Sono capace di un gesto di ospitalità come quello di Marta che accoglie Gesù nella sua casa?
Se Gesù entrasse nella “mia casa”, quale sarebbe la prima cosa che farei: ascoltarlo o preparare qualcosa?
Che cosa c’è nella mia vita dell’atteggiamento di Maria? Imparo ad essere discepolo del Signore?Mi concentro tanto nell’attività pastorale da perdere di vista l’ascolto del Maestro? “Protesto” o “mi sento incomodo” per quello che fanno o dicono i miei fratelli?
Lascio che il Signore mi corregga e mi orienti?
Sono capace di scegliere “il meglio” per la mia vita, ciò che “nulla e nessuno” mi potrà togliere?

Pregare
Raccogliamoci in silenzio ripercorrendo la nostra preghiera e rispondiamo al Signore con le sue stesse parole (dal Sal 145 [144]):
O Dio, mio re, voglio esaltarti
e benedire il tuo nome
in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome
in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode,
la sua grandezza non si può misurare.
Una generazione narra all'altra le tue opere,
annunzia le tue meraviglie.
Proclamano lo splendore della tua gloria
e raccontano i tuoi prodigi.
Dicono la stupenda tua potenzae parlano della tua grandezza.
Diffondono il ricordo della tua bontà immensa,
acclamano la tua giustizia.
Paziente e misericordioso è il Signore,
lento all'ira e ricco di grazia.
Buono è il Signore verso tutti,
la sua tenerezza si espande su tutte le creature.
Ti lodino, Signore, tutte le tue operee ti benedicano i tuoi fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza,
per manifestare agli uomini i tuoi prodigi
e la splendida gloria del tuo regno.
Il tuo regno è regno di tutti i secoli,
il tuo dominio si estende ad ogni generazione.
Il Signore sostiene quelli che vacillano
e rialza chiunque è caduto.
Gli occhi di tutti sono rivolti a te in attesa
e tu provvedi loro il cibo a suo tempo.
Tu apri la tua mano
e sazi la fame di ogni vivente.
Giusto è il Signore in tutte le sue vie,
santo in tutte le sue opere.
Il Signore è vicino a quanti lo invocano,
a quanti lo cercano con cuore sincero.
Appaga il desiderio di quelli che lo temono,
ascolta il loro grido e li salva.
Il Signore protegge quanti lo amano,
ma disperde tutti gli empi.
Canti la mia bocca la lode del Signore
e ogni vivente benedica il suo nome santo,
in eterno e sempre.
Contemplare-agire
In mezzo alle attività, per importanti che siano, ritagliamoci un tempo per pregare. Anche se sono tempi brevi, che siano profondi per “tagliare” l’attivismo che molte volte può inondare la nostra vita. Sentiamo dentro il nostro cuore le parole di Gesù che continuamente ripete: Il Maestro è qui e ti chiama… Pronunciamola soavemente con le labbra per incontrare Colui che ci cerca e ci chiama per nome.